“Non sono io ad avere un problema col mondo! È il mondo che sembra avere un problema con me!”
Quante volte nell’arco della nostra vita ci siamo sentiti esattamente così? Quante volte ci siamo sentiti sbagliati, incompleti, come se il mondo intero non potesse mai capirci fino in fondo? Sicuramente più di una volta, e sicuramente anche in tenera età.
Questa frase: “Non sono io ad avere un problema col mondo! È il mondo che sembra avere un problema con me!”, che sicuramente non ci è estranea, è tratta dal film Pixar Shrek, la favola delle favole.
La storia narra le vicende dell’orco Shrek, e di come è costretto ad abbandonare la propria amata palude per salvare la ribelle principessa Fiona, che, proprio per amore di lui, decide di rinunciare a tutta la sua bellezza. Shrek però non è da solo: Ciuchino, il mulo iperattivo, lo aiuta in questa missione senza eguali, dando sfoggio delle sue doti di aiutante nel combattere la draghessa cattiva, che si rivela poi essere la sua anima gemella.
Già da una prima e superficiale descrizione si può capire che questa è una storia diversa dalle altre. Ma, quali possono essere i vantaggi di mostrare un film come questo ai più piccoli?
Shrek, la pellicola di William Steig che vanta un oscar come “Miglior Film d’Animazione”, è tutto questo: una storia capace di abbattere ogni forma di stereotipo, rendendo facile e divertente combattere le etichette capovolgendo il nostro modo di vedere la realtà.
Shrek può essere una favola adatta ai nostri bambini, in una società come la nostra, fortemente e fortunatamente diversificata? La risposta è: assolutamente sì.
L’eterogeneità dei personaggi è infatti il cuore pulsante di questa pellicola orientata al rispetto della diversità e può aiutare i bambini ad affacciarsi ad un mondo estremamente variopinto, in cui ogni singola persona rappresenta una risorsa con la quale mettersi in relazione.
L’insegnamento principale della favola è quello di riuscire sempre ad andare oltre alle apparenze: usando come metafora per se stesso una puzzolente cipolla, è proprio Shrek a rivelarci che in tutti noi c’è una profondità che va ricercata e rispettata.
Inoltre, la storia d’amore tra i due protagonisti aiuta i bambini ad andare oltre la solita dicotomia principessa-cavaliere: insegna a non “romanticizzare” l’amore, con l’augurio che si possa concepire una donna non solo in relazione al suo aspetto fisico.
E vissero per sempre orrendi e contenti.
Queste le parole rivoluzionarie con cui termina il film: un bel cambiamento rispetto alle altre favole!
Questo film ci dona spunti di riflessione veramente interessanti e la nostra mente e quella dei nostri bambini, di fronte a un cambio di prospettiva come questo, possono trovare tempo e modo di allenarsi ad astenersi dai giudizi affrettati a cui spesso noi tutti cediamo tanto facilmente.
Possiamo riuscire ad accettare il compagno di classe goffo o ad amare una donna che non rispecchi i canoni estetici richiesti dai media, e capire finalmente che ognuno di noi ha una propria diversità e delle caratteristiche che lo rendono unico e speciale.
Un ulteriore caratteristica del film è l’ironia: può un bambino capirla?
Verso i 6 anni si sviluppano le aree cerebrali preposte alla comprensione del sarcasmo, e quindi per i bambini in età scolare possiamo usare l’ironia sia come strumento per sviluppare meglio tali aree, sia come mezzo per veicolare messaggi, stimolandoli a guardare le cose da un punto di vista diverso, aiutandoli ad eliminare i pregiudizi che sono alla base delle discriminazioni e dell’intolleranza.
Questa storia risulta essere una vera e propria “rivoluzione copernicana” dei libri per bambini, avente un valore educativo inestimabile e sicuramente al passo coi tempi.
Questo articolo è stato scritto da Noemi Ferrari, tirocinante presso la Dritto al Punto nel 2020.