Che cosa si fa in psicoterapia quando ci si rivolge ad un terapeuta per il trattamento del disturbo di panico?
Il trattamento privilegiato per il disturbo di panico secondo le linee guida internazionali è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che risulta più efficace anche dei farmaci che tradizionalmente vengono usati per il trattamento appunto degli attacchi di panico. Ma in che cosa consiste la psicoterapia cognitivo-comportamentale degli attacchi di panico?
Quando ci si rivolge ad un terapeuta per imparare a gestire i propri attacchi di panico si lavora principalmente in tre fasi.
Nella prima fase si fa quella che viene chiamata ristrutturazione cognitiva cioè si va a scoprire insieme al terapeuta che quello che temiamo succeda durante un attacco di panico (e quindi, per esempio, infarto, svenimento o perdita di controllo o impazzimento) in realtà non succede. Per fare questo si utilizzano principalmente delle tecniche cognitive.
Nella seconda fase del trattamento viene fatta quella che viene chiamata esposizione enterocettiva, cioè l’esposizione ai sintomi fisici che sono quelli che solitamente sono temuti da chi soffre di attacchi di panico. Per cui se il sintomo che temo è, per esempio, la tachicardia, in seduta ci si fa venire appunto la tachicardia. Sì, paziente e terapeuta fanno degli esercizi per farsi venire questo sintomi, quindi per esempio si possono fare dei salti sul posto. Lo stesso vale per gli altri sintomi, quindi per esempio oltre alla tachicardia si può sperimentare la sensazione di mancanza d’aria quindi si iperventila insieme al terapeuta.
La terza fase del trattamento consiste nell’esposizione in vivo, cioè nell’esposizione vera e propria alle situazioni temute. Sappiamo infatti che chi soffre di attacchi di panico di solito evita una serie di situazioni che sono tipicamente le situazioni da cui potrebbe essere difficile allontanarsi in caso di attacco di panico, e quindi pian piano e con l’aiuto del terapeuta si ricomincia a fare tutte le cose che prima venivano evitate e che mantengono il disturbo.