Mattia ha 18 mesi, è sabato pomeriggio ed è in casa con mamma e papà. Si sveglia sereno dopo aver fatto il suo riposino. E’ l’ora della merenda per tutti. La mamma ha preparato della frutta ma Mattia vede la torta che la mamma ha preparato per il pranzo della domenica. A quel punto inizia ad indicare la torta e a far capire, allontanando il piattino, che vuole quella e non la frutta.
A quel punto nella testa della mamma si affollano una serie di pensieri in successione rapidissima: “non posso proprio dargli la torta, altrimenti domani non avrò il dolce per i miei ospiti”, “non posso cedere alla sua richiesta”, “deve mangiare la frutta perchè gli fa bene”, “cosa faccio? come mi comporto?”, “non sono in grado di far mangiare a mio figlio ciò che ho deciso”. Anche il papà di Mattia sta pensando una serie di cose: “perché non smette di fare i capricci?!”, “adesso inizierà a lamentarsi più forte e sarà nervoso tutto il pomeriggio!”, “dobbiamo intervenire, ma cosa facciamo?”.
Mattia non sta ottenendo ciò che desidera e non smette di chiedere la torta, anzi protesta sempre più, fino a quando inizia a piangere disperato, batte i pugni sul tavolo e si dimena continuando ad indicare la torta. Proviamo a metterci nei panni della mamma e del papà di Mattia, probabilmente se pensassimo queste cose ci sentiremmo confusi, frustrati, tristi, amareggiati, in colpa e forse anche arrabbiati.
Cosa sta succedendo a Mattia?
Mattia sta vivendo quello che in lingua anglosassone viene definito Temper Tantrum, che letteralmente si traduce con scatto d’ira prolungato e che noi comunemente chiamiamo capriccio.
Proviamo però a vedere meglio cosa sta succedendo all’interno della mente e del corpo di Mattia, rifocalizzandoci sulla situazione iniziale descritta. Mattia ha fame e la mamma gli propone la frutta (che Mattia solitamente mangia con piacere) ma la sua attenzione viene catturata da qualcosa di nuovo ed invitante: la torta che la mamma ha preparato. A quel punto il suo unico desiderio diventa quella torta. Non la può avere perchè qualcosa si frappone tra lui e l’oggetto del suo desiderio: il no dei suoi genitori. A quel punto la frustrazione aumenta e con lei anche le sensazioni fisiche interne. Il problema è che non conosce né la sensazione che sta provando né le strategie per gestirla e si sente sopraffatto da quella sensazione, così ad un certo punto non protesta nemmeno più per la torta in sé, ma semplicemente non sa più come gestire l’emozione che sta provando.
Il comportamento di Mattia è del tutto normale e si manifesta nei bambini a partire circa dai 18 mesi di età, ripetendosi saltuariamente per qualche anno. E’ anche a causa dei temper tantrum che i due anni vengono definiti da alcuni “i terribili due”. E’ altrettanto normale che quando si verifica un temper tantrum i genitori si sentano disorientati e sopraffatti dai propri pensieri e dalla proprie emozioni.
Vediamo allora come possiamo comportarci:
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Manteniamo il controllo delle nostre emozioni e della situazione, è utile dire a noi stessi frasi come: “è una situazione normale, mio figlio sta vivendo un’emozione forte che passerà, come fanno tutte le emozioni”, ma magari ci vorrà un po’ di tempo.
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Prendiamoci qualche minuto per osservare cosa sta succedendo, anziché agire impulsivamente.
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Non é utile alzare la voce rivolgendosi a nostro figlio perché questo non farebbe altro che spaventarlo, aumentando il temper tantrum.
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La cosa migliore da fare è quella di rimanergli vicino con l’obiettivo di rassicurarlo, di fargli sentire che ci siamo e dire di no con un tono fermo ma tranquillo, dicendogli frasi come: “capisco come ti senti, ma non puoi avere quella torta”. E’ bene che nostro figlio capisca che sta vivendo un’emozione e che in quanto tale non va repressa o colpevolizzata ma accettata e vissuta per quello che è. Quello che vogliamo è che impari a gestire il comportamento conseguente all’emozione.
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E’ utile inoltre fornirgli due alternative tra le quali scegliere, per esempio nella situazione di Mattia, possiamo dirgli: “la torta non si può mangiare, ma la mamma ha preparato per te la mela oppure la banana”.
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Manteniamo lo stesso comportamento, fino a quando il temper tantrum non finirà.
Quale modo migliore allora per insegnargli un comportamento, se non quello di fare da modelli a nostro figlio?! Lui deve sentire che i suoi genitori sanno cosa fare, deve percepire chiaramente che c’è un comandante a capo della nave che conosce la rotta da tenere, anche durante una tempesta.
Queste sono le indicazioni generali per gestire un temper tantrum o “capriccio”. Se invece notiamo che la situazione ci sfugge troppo spesso di mano, forse allora è meglio che ci rivolgiamo ad un terapeuta con il quale valuteremo le circostanze specifiche.