Si dice che se prendiamo una rana e la mettiamo in una pentola di acqua bollente la rana, che ovviamente non ha alcuna intenzione di finire bollita, farà un salto e uscirà dalla pentola di acqua bollente e riuscirà a mettersi in salvo. Si dice anche che se noi prendiamo una rana e la mettiamo invece in una pentola di acqua a temperatura ambiente e accendiamo il fuoco la rana non si accorgerà del cambiamento, quindi non si accorgerà del fatto che la temperatura dell’acqua sta pian piano aumentando e quando se ne accorgerà sarà troppo tardi e finirà quindi bollita.
Io non lo so se questa storia è vera oppure no, però io la uso spesso con i miei pazienti per spiegare loro come spesso nella vita succede che non ci accorgiamo dei piccoli cambiamenti anche negativi delle nostre vite e quindi non ci accorgiamo che le nostre vite stanno cambiando, che stanno andando in una direzione che non ci va bene.
Ci accorgiamo che le cose non stanno andando bene quando succede qualcosa di grave, qualcosa di importante! Allora siamo costretti a fermarci a riflettere su quanto sta accadendo.
La rana bollita è anche il titolo di un libro di Marina Innorta che è una storia d’ansia, di attacchi di panico e di cambiamento. È un libro che io ho letto qualche mese fa.
È una storia che mi piace molto, perché per prima cosa cerca di rompere alcuni tabù sulla malattia mentale, di cui purtroppo si parla ancora troppo poco. C’è una parte molto bella nel libro, che mi fa sorridere e che dice
C’è gente capace di raccontarti nei minimi dettagli della sua colonscopia, però di malattie mentali non si deve parlare”.
L’altro motivo per cui mi è piaciuto molto questo libro è perché racconta dell’uscita dai disturbi d’ansia, dal disturbo da attacchi di panico, spiegando che l’uscita non è una vera uscita perché si esce, si superano questo tipo di problemi nel momento in cui e impariamo a conviverci e impariamo ad accettarli. C’è un punto in cui l’autrice dice
Con una metafora un po’ abusata che si potrebbe dire che comincio a “vedere la luce in fondo al tunnel” anche se in verità l’immagine non è del tutto pertinente: non è un tunnel in cui basta avanzare e presto tardi trovi l’uscita! È più labirinto pieno di trappole e trabocchetti e nel cercare l’uscita ti tocca passare e ripassare sempre dagli stessi punti.
Questo è proprio quello che Marina ci racconta: la sua uscita dal labirinto, il suo passare e ripassare sempre dagli stessi punti e riuscendo comunque, prima o poi, ad uscirne. Una storia che parla di psicoterapia ma che parla anche di psicofarmaci, parla di mindfulness e di resilienza quindi è una storia molto interessante che consiglio di leggere a chiunque soffra d’ansia e in particolare di attacchi di panico.