Perché le zebre non hanno l’ulcera?
Devo ammettere che questa domanda non è farina del mio sacco, ma è il titolo di un libro di Robert Sapolsky che si intitola appunto “Perché alle zebre non viene l’ulcera?” e parla di stress.
Che cosa succede ad una zebra nel momento in cui percepisce un pericolo, per esempio un leone? Quello che avviene nell’organismo della zebra è la cosiddetta reazione di “attacco-fuga”: il cervello percepisce il pericolo e mette in moto una serie di reazioni che servono alla zebra per attaccare o per fuggire, e quindi per scappare nel più breve tempo possibile aumentando così le probabilità di sopravvivere. Per fare questo la frequenza cardiaca aumenta e il cuore inizia a battere più velocemente, aumentano anche la pressione arteriosa e il ritmo respiratorio.
Tutto questo serve per portare ossigeno ed energia sotto forma di glucosio ai muscoli che devono essere utilizzati per attaccare o per fuggire. Tutto quello che in quel momento non serve viene bloccato: molti altri processi del nostro organismo vengono quindi interrotti.
Se un tornado si sta per abbattere sulla vostra casa, probabilmente non è una buona idea mettersi a dipingere il garage. (Robert Sapolsky)
Questo spiega molto bene perché tutto ciò che è superfluo viene bloccato, come ad esempio la digestione. La zebra nel momento in cui vede il leone non ha risorse sia per scappare che per portare avanti la digestione, e quindi questa si interrompe. Si bloccano anche i meccanismi di crescita dell’organismo e tutto quello che ha a che fare con la riproduzione, e questo è il motivo per cui nei momenti in cui siamo stressati abbiamo anche meno desiderio sessuale. È lo stesso motivo per cui non possiamo metterci a dipingere il garage se sta per arrivare un tornado: non ci viene neanche la voglia di dedicarci ad altre attività più piacevoli.
Tutto questo ha un senso ed è facilmente comprensibile nel caso della zebra. La zebra, nel momento in cui si mette in salvo dall’attacco del leone, si può rilassare e tutto torna alla situazione di prima. Questo è quello che noi esseri umani facciamo più fatica a fare per diversi motivi. Il più importante di questi è il fatto che il nostro cervello, che pur per alcuni aspetti è molto simile a quello delle zebre, è molto più evoluto sotto altri aspetti.
Nel nostro cervello c’è una parte, che è la corteccia cerebrale, e principalmente la corteccia pre-frontale, in cui risiedono tutti i processi cognitivi che ci differenziano dagli animali. Tra questi uno in particolare è il linguaggio.
Se una persona dice la parola “ZEBRA”, penseremo tutti allo stesso animale pur non avendolo qui davanti. Il linguaggio è molto potente perché ci permette, come nel caso di questo esempio, di richiamare qualcosa che in questo momento non abbiamo davanti. Questo però ha anche un notevole prezzo da pagare perché, se è vero che da un lato io posso richiamare un concetto come quello di zebra, è anche vero che posso richiamare un sacco di preoccupazioni e pericoli che in questo momento non ci sono. Se penso, per esempio, che a causa della situazione economica creata in questo momento dal coronavirus sto lavorando di meno e quindi non potrò pagare la rata del mutuo, è evidente che questo pericolo è diverso da quello rappresentato da un leone. Non c’è in gioco la mia sopravvivenza in questo momento, c’è in gioco la mia sopravvivenza forse più sul lungo termine. Dunque, io posso preoccuparmi di questa e di tante altre cose tutto il giorno e tutta la notte per giorni, mesi e anni. È questo il motivo per cui nel nostro organismo a volte si sviluppano dei disturbi che sono provocati proprio dalla continua attivazione di questa reazione di attacco-fuga che abbiamo visto.
La zebra non ha l’ulcera perché nel momento in cui vede il leone si preoccupa, attiva questa reazione di attacco-fuga e scappa. Nel momento in cui la zebra non ha davanti il leone semplicemente non ci pensa, quindi questo è il motivo per cui le zebre non hanno l’ulcera, ed è invece, purtroppo, il motivo per cui noi spesso ce l’abbiamo.